Inizio di primavera e ricomincia la voglia di guardare cosa succede fuori. In questa chiacchierata incontriamo le fondatrici del Blog dedicato all’arte Artrophia.

Quello che ci spinge a incontrare queste “blogger” è la loro passione, comune alla nostra, per quella creatività e quell’arte, che si trova in FVG che si può vedere in FVG, che indaga aspetti poco conosciuti del territorio e che ha comunque uno spazio ritagliato nelle crepe del mainstream culturale.

Ciò che si trova in questo “spazio” virtuale, e che è anche il filo conduttore di tutti i nostri incontri, è la voglia di mettere in relazione e di unire i puntini e far conoscere persone e realtà poco conosciute.
Questa volta andiamo alla scoperta di Artrophia. Ne parliamo con Lucija Slavica, ideatrice di Artrophia.

Partiamo dal nome, raccontaci un po’ da dove siete partite
Artrophia è più di un nome. È una sensazione, un processo, un’emozione. È nato dall’impulso di dare vita a un progetto non statico, ma in continuo movimento, proprio come l’arte. Per trovarlo, mi sono ispirata a parole del greco antico, come empatia, entropia e filosofia. È così che è nato il concetto di ‘artrophia’, una fusione di ‘art’ in inglese e ‘tropè’, che in greco significa ‘trasformazione’.

Come è nata l’idea di creare Artrophia 
Artrophia è arrivata quando ero giovanissima ed è nata dalla necessità di amplificare la forza che si cela dietro ogni opera d’arte. Volevo che quadri e fotografie appesi sprigionassero ancor più la loro energia e far sì che l’arte non fosse per pochi, ma potesse essere goduta da chiunque. Fondamentalmente, il progetto è nato dall’idea che ogni opera d’arte viene filtrata attraverso uno specchio invisibile: le nostre esperienze, il nostro passato. Consapevolmente o inconsciamente, tutto passa attraverso questo filtro. La mia missione è sempre stata quella di ampliarlo, di renderlo più robusto, in un certo senso. In seguito, ho incontrato Naomi Drušković, che è diventata la mia ‘partner in crime’ per gli eventi. Quando ci siamo conosciute, è stato un colpo di fulmine. C’è qualcosa di magico in chi ama veramente l’arte e va oltre ogni cosa.

Chi c’è dietro al blog Artrophia
Ci sono io, Lucija Slavica e Naomi Drušković, che mi aiuta ed entra in gioco quando usciamo dai confini dell’online. Mi è sempre piaciuta l’idea di un blog che potesse avere anche un contatto con la realtà e che svolgesse un ruolo attivo, lasciando un’impronta tangibile. Non ne curiamo molti, solitamente uno all’anno, e spesso ci appoggiamo a realtà locali, ma sono davvero significativi e unici, e direi molto particolari. Si crea sempre una bella atmosfera in cui artisti e amanti dell’arte si incontrano. L’opera d’arte e la mostra diventano un pretesto per discutere del modo in cui percepiamo il mondo, la vita, l’amore.

Il blog Artrophia ha attraversato diverse fasi tematiche nel corso degli anni. Puoi dirci quale è la parte più complicata della vostra ricerca?
La parte più complicata è rimanere costantemente aggiornati. Captare in che direzione sta andando l’arte, ma anche l’essere umano, perché tutto parte da lì.

Qual è il messaggio principale che volete trasmettere ai visitatori del blog?
I contenuti che offro sono molteplici. Ci sono le mostre e gli eventi a Trieste (e non solo), gli artisti e una sezione a cui tengo molto: i Quaderni. Artrophia è una piattaforma con cui cerco di far emergere la vera essenza dell’arte, affinchè, anche nell’era digitale, rimanga sempre uno strumento di esplorazione ed espressione di temi complessi e profondamente radicati nella condizione umana. Partendo da questo presupposto, ho ideato una sezione chiamata Quaderni, grazie alla quale posso affrontare diversi argomenti partendo da un’opera d’arte. E direi che è questo l’aspetto che poi emerge anche nei nostri eventi.

In che modo Artrophia si differenzia da altri blog o piattaforme dedicate all’arte?
Innanzitutto, a Trieste manca una piattaforma dedicata esclusivamente all’arte, che possa essere un punto di riferimento per gli appassionati. Inoltre, Artrophia è speciale perché è un mix tra online e offline.

L’ultima domanda è in realtà una richiesta. Secondo noi, c’è un trigger point, una immagine, una scena di un film, una grafica, un’opera d’arte che ci ha poi spinto a fare dei ragionamenti illuminanti per noi e il nostro percorso personale.Qual è stato il tuo e se puoi descriverlo.
Assolutamente tutti i film di Federico Fellini. Ho sempre immaginato gli eventi d’arte come una scena tratta dalle sue opere. Mi affascina ogni dettaglio, dai costumi alle risate, fino al fatto che ognuno parli la propria lingua. C’è qualcosa di magico nei suoi film. Penso ci sia anche in Artrophia.

 

 

Nelle foto: Don’t say Dido show, say bomba!, 2018 (courtesy Artrophia) e Lucija Slavica alla Biennale Arte 2022 – Il latte dei sogni (courtesy Artrophia)